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COSMOGONIA SCIAMANICA: IN CILE UN ANIMALE PSICOPOMPO RIAPRE LA LETTURA DEL FENOMENO SCIAMANICO NELL’AMERICA MERIDIONALE.

Riassunto

Dal Cile e dal Perù giungono informazioni che confermano la continuità fra i principi  dello shamanismo euro-asiatico e di quello sudamericano, prima non accettabili dagli studiosi.

Un giovane ricercatore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova,  Simone Marchi, ha effettuato un viaggio  in Cile, nel sito di  La Silla, ove esistono decine di torri dotate di telescopi per l’osservazione del cielo, che sulle Ande è particolarmente favorita dalle condizioni meteorologiche. Ha potuto così fotografare alcune delle numerosi incisioni rupestri esistenti, fra cui una che richiama la presenza dell’ape o della vespa o di altri simili insetti (fig.1 – lato sinistro). Va ricordato che la  psicogenesi di questo tipo di insetti come animale psicopompo nasce in questo caso dall’osservazione che gli antichi facevano quando dalla carcassa di un animale morto, soprattutto da un bucranio,  usciva uno sciame di insetti. Scrive in proposito Marija Gimbutas nel capitolo “Morte e rigenerazione” del suo libro “Il Linguaggio della Dea – Mito e culto della Dea Madre nell’Europa Neolitica”: “Anche il bucranio (il teschio del toro) è un simbolo dell’utero, stupefacente creazione della Europa/Anatolia antiche, derivata dall’osservazione della somiglianza fra la testa del toro, con le corna, e l’utero della donna, con le trombe di Falloppio. La connessione con la nuova vita è resa da un’ape o una farfalla emergente dal bucranio”. Questa ipotesi di lettura è basata sulla presa d’atto che gli studiosi locali hanno ammesso che molte delle incisioni del sito sono legate alla presenza di shamani (si veda il sito Internet http://www.ls.eso.org/lasilla/user-info/Rock%20Engravings.html ) e ciò diviene molto importante, non tanto perché conferma una intuizione della grande archeologa dell’Università di California, ma perché consente di estendere all’America Meridionale le tematiche dello shamanismo euro-asiatico, che fino a qualche anno fa venivano negate dagli studiosi. La prima volta in cui è stata riconosciuta questa consonanza di credenze, per lo meno qui, in Italia, da parte di studiosi italiani, si è avuta con la pubblicazione sulla rivista “Le Scienze” di un articolo del ricercatore  Mario Polia del Centro Studi Ricerche  Ligabue di Venezia (n° 410 – ottobre 2002). Nel presentare la scoperta della tomba di un antico shamano di Hualcuju (Perù) egli ha notato come la piattaforma, una piramide tronca con  doppia scalinata di accesso, usata dai sacerdoti quando davano udienza al popolo, era stata interrata capovolta : “Nel mondo dei morti la prospettiva è invertita. Quello che tra i vivi è posto più alto, tra i morti sta più basso”. Ciò ci consente di leggere in questo rituale funerario il “principio  del contrappasso”, cioè quel principio che è poi confluito nel Cristianesimo attraverso l’immagine dei primi che saranno gli ultimi (Matteo, 20-16): “Così gli ultimi saranno  i primi e i primi ultimi”. È tempo quindi di riconoscere che lo shamanismo sud-americano non è soltanto quello dei “curandeiros” (cioè lo shamano come guaritore) ma vi si ritrovano gli stessi principi già riconosciuti nello shamanismo euro-asiatico, cioè il “principio del contrappasso”, il “principio di trascendenza” con il collegato    “principio di utilizzo dell’animale psicopompo”, l’animale con il quale lo shamano fa tornare al cielo lo spirito dei trapassati, implicitamente descritto da Marija Gimbutas e da Peg Streep come “the embodiment of the principle of Transformation”. Questa mirabile intuizione della grande archeologa nordica (“I was born in Lithuania when it was still fifty percent pagan” ha detto in una intervista) è confermata in Val Camonica dal ritrovamento dell’incisione rupestre della Roccia 27 di Foppe di Nadro, finora definita come “Idolo farfalla”, ma meglio leggibile come “shamano o shamana che aiuta lo spirito di un trapassato (maschio) a volare verso il cielo” (figg. 2 - 3). Questo approfondimento cosmogonico nella lettura dell’immagine consente anche di tentare una interpretazione della simbologia numerica espressa nelle ali della farfalla, altrimenti impossibile a tentarsi secondo i formali schemi della cultura classica. Nell’ala alta il numero uno rappresenterebbe il principio della Vita, il principio creatore che non viene a contatto con la realtà creata  (così è  il Padre nel Cristianesimo)  verso il quale tende l’antropomorfo con le ali, inclinato quasi in fase di decollo, sostenuto dallo shamano o dalla shamana (asessuati) mentre il numero cinque dell’ala bassa starebbe a rappresentare l’abbandono della vita concreta con-creata (ecco di nuovo l’uno centrale)  dalla coppia concreatrice terrena, non rappresentabile con il principio primo, ma con il principio secondo, o derivato, cioè il due, il principio madre (così la Dea Madre delle religioni preistoriche). I genitori sarebbero quindi leggibili come 2 + 2, e genererebbero nuova vita 2+2 = 1, elementi che sommati nell’immagine danno il  cinque. Mentre nel Cile si rinviene la rappresentazione dell’insetto vespa/ape, nell’America Settentrionale, nel Nevada, sembra riconoscersi la farfalla (immagine inviatami dal dr. Alanah Woody del Nevada State Museum di Carson City) (fig. 4). Egli scrive nella sua lettera: “…is just outside of the Walker River Paiute Reservation. The image may not be of a butterfly, but that is what we generally call it.” 

Il ricercatore milanese Casellato Pier Antonio  ha comunicato al XVIII Valcamonica Symposium  del novembre 2000 di aver  rinvenuto in Argentina  figure umane sormontate da farfalla nel Cañon de Talampaya (Provincia La Rioja). 

Ho chiesto al suddetto studioso se fosse possibile visionare queste immagini, ma mi è stato risposto che esse non saranno  disponibili fino a quando non verranno specificatamente  pubblicate nella produzione del Centro Studi Valcamonica. Ne sono comunque riuscito ad estrarre una dalla pagina degli Atti (fig. 5). Il fatto che quest’ultima informazione sia stata comunicata durante  un Valcamonica Symposium consente - per l’autorevolezza del consesso - di prenderne atto nel contesto della presente ricerca, a dimostrazione che nell’America Meridionale esistono  sia la rappresentazione della farfalla sia la rappresentazione dell’ape/vespa, così come enunciato negli studi di Marija Gimbutas. 

Bibliografia specifica:

Alanah Woody   -   lettera con comunicazione personale

Casellato Pier Antonio – “I graffiti indigeni di Talampaya (argentina)” – Atti del XVIII

                                Valcamonica Symposium – novembre 2000, CONSERVAZIONE  E

                                SALVAGUARDIA DEI MESSAGGI – Capo di Ponte (Brescia)

Centro Camuno di Studi Preistorici – I CAMUNI ALLE RADICI DELLA CIVILTA’ EUROPEA – 

                               Jaca Book, Milano, 1982 

Marija Gimbutas –  IL LINGUAGGIO DELLA DEA – Longanesi, Milano, 1990

Mario Polia –        “ Il sacerdote della collina senza nome” – LE SCIENZE n° 410- ottobre 2002

Peg Streep -           SANCTUARIES OF THE GODDESS – THE SACRED LANDSCAPES AND

                               OBJECTS -  Bulfinch  Press Book, London, 1994

Sito Internet       -    HYPERLINK "http://www.levity.com/mavericks/gimbut.htm" http://www.levity.com/mavericks/gimbut.htm

Sito Internet       -    HYPERLINK "http://www.ls.eso.org/lasilla/user-info/Rock%20Engravings.html" http://www.ls.eso.org/lasilla/user-info/Rock%20Engravings.html.
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