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La scoperta di un  nuovo simbolo del Tau in Valdonica di Madrignano (Bolano, SP).

Foto
In Val di Vara è emersa una nuova scoperta legata all’Ordine del Tau di Altopascio. Si deve questa scoperta al geometra Daniele Guaianuzzi, spezzino, il quale, nel tempo libero, si dedica alla ricerca delle antiche simbologie che emergono nel territorio.  Il sito ove è stata rinvenuta è Valdonica, una frazione di Madrignano. È significativo che questa scoperta sia territorialmente vicina all’altro  simbolo del Tau di Val di Pino (nella galleria a fondo pagina). Va detto che il Tau che si rinviene nel battistero della chiesa di San Giacomo di Fivizzano (Val di Vara) appartiene invece all’Ordine di Vienne (Francia)  e la stilizzazione è diversa, in quanto la stele di quest’ultima risulta più larga. 

La lettera T ed il suo significato nel sacro primordiale. 

Immagine
Nella mostra sul Tesoro di Tutankhamon che si tenne a Bruxelles nel Palazzo dell’Esposizione fino al 6 novembre 2011 vennero mostrate, nel reparto dedicato agli amuleti del Faraone, due sagome in metallo di circa dieci centimetri di altezza, che si possono leggere come la lettera T e la lettera Y. Stupisce che nelle didascalie si leggesse che il loro significato non è noto.
La lettera T si rinviene nelle costruzioni in pietra di Göbekli Tepe, scoperto di recente e fatto risalire a 12000 anni fa. Ci si sta interrogando sul significato di questi costrutti e soprattutto perché queste vestigia siano state sepolte già in antico. Analogamente la T si rinviene nelle strutture a Taula delle  isole Baleari, ma non ne viene presentato il significato profondo.
Louis-René Nougier scrive in proposito: “Si sono avute lunghe discussioni e addirittura dispute tra gli archeologi a proposito del ruolo di questi biliti, piantati al centro di un’alta recinzione circolare. Non è chiaro se si tratti di un recinto scoperto con funzioni religiose…” (pag. 240 La preistoria – UTET).
Ma la T emerge anche nei bronzi arseniosi della Cultura La Aguada del Noroeste Argentino (500-900 d.C.) presentata nel libro di Alberto Rex Gonzalez a titolo “Cultura La Aguada Arqueologia y diseños” (Filmediciones Valero, 1998).
In uno di questi rari bronzi, indicato come “Disco del Beni, Bolivia”, emergono significati strabilianti, che non vengono assolutamente trattati dallo studioso argentino. L’antropomorfo presenta un casco integrale che sembra di tipo spaziale, una gorgiera che sembra metallica e che ricopre anche le braccia. Quindi si nota un pettorale con la lettera T, posta al centro delle spirali a rotazione inversa, al di sotto delle quali viene presentata una faccia di creatura primitiva con capelli ispidi, al di sotto della quale stanno altre due spirali a rotazione contrapposta. Per interpretare questo bronzo, occorre tener conto dei significati degli altri pezzi, di produzione limitatissima.
Vi emergono le croci templari del tipo orbicolare retto e del tipo orbicolare inclinato, così come si possono vedere nelle simbologie della Lunigiana Storica, presentate nel libro “Lunigiana terra di Templari” (Marna Edizioni, 2006). In questi bronzi si rinvengono anche molti simboli dei tre cerchi concentrici, definiti anche cerchi atlantidei o cerchi dei tre ordini di perfezione, se riferiti al Cristianesimo.
Per poter spiegare queste strane coincidenze spaziali e temporali occorre sapere che molti studiosi ritengono che i Templari si recassero in Patagonia per caricare l’argento (da ciò il toponimo Argentina). Recentemente studiosi locali del Golfo di San Matteo hanno anche identificato il porto dei Templari, costituito da quattro canali paralleli, posti in alto sulla scogliera, e penetrabili soltanto con le alte maree sizigie (quando la marea influenzata dal Sole si somma con la marea influenzata dalla Luna Piena). Le prove iconografiche di questa navigazione si rinvengono nelle simbologie della Pieve di Codiponte (Massa) che mostrano sia i copricapo da cacique che i copricapi di pelliccia, nonché in Val di Vara, in un architrave di Porciorasco, in cui è stato scolpito il Sole tradizionale del Guatemala.
Si ipotizza anche che i Templari avessero contatti con gli shamani andini, ed abbiano avuto informazioni che sono di natura profonda, come la croce orbicolare retta e la croce orbicolare inclinata, da cui emerge la simbologia dell’angolo, cioè della conoscenza dei moti processionali. Il tema dell’angolo emerge chiaramente in un petroglifo del Lago Titicaca, ed era quindi familiare agli shamani sudamericani, così come appare più volte indicato nel  petroglifo dell’Appennino Tosco-emiliano che si trova peraltro eguale in India, nel sito sacro di Vijayanagar (distretto di Hampi).
Una corrente di pensiero è quindi giunta in Lunigiana dall’India in epoca del Rame (lo si deduce dalla verga da rabdomante a rotazione verticale, che si ritrova anche all’esterno del Riparo del Ciliegio nel Savonese) e una successiva conoscenza è stata portata dai navigatori Templari nel XIII secolo. Appare quindi una continuità nell’uso del T, che è stato anche adottato da San Francesco. Come conciliare ciò? Attraverso la profonda implicazione del T, come simbolo di equilibrio e di eguaglianza fra le genti, dedotto dalla manifestazione equinoziale della “linea retta d’equinozio” e dalla constatazione che il punto del sorgere equinoziale non muta nei millenni, mentre i punti del sorgere e del tramonto solstiziale subiscono lo scarto della precessione degli equinozi.
Una interessante prova archeologica della conoscenza della precessione è emersa durante il convegno della Società Italiana di Archeoastronomia che si è tenuto in Puglia nel 2010, a Trinitapoli, dal 22 al 23 ottobre 2010.
Quanto sopra spinge a leggere il Disco del Beni come portatore dell’annuncio, che è stato diffuso da Zacheria Sitchin, che l’uomo è stato clonato dagli Anunaki, attraverso vari tentativi, che si sono potuti perfezionare soltanto quando i loro scienziati hanno capito che non potevano usare per i loro esperimenti vasi provenienti dal loro pianeta (quindi emananti una frequenza diversa da quella di 7,83 Hertz della Terra) ma vasi creati con materiali terrestri (Il Libro Perduto del Dio Enki - Sesta Tavoletta).


Bibliografia relativa a questo articolo ed al libro di imminente pubblicazione su Lunigiana e rotta Atlantica dei Templari di E. Calzolari

Bartocci  U.  – AMERICA ROTTA TEMPLARE. Sentieri segreti della storia. Un’ipotesi sul ruolo

                        delle società segrete nelle origini della scienza moderna, dalla scoperta dell’America

                        alla Rivoluzione Copernicana. – Edizioni della Lisca, Milano, 1995

Bartocci U. -   UNA ROTTA TEMPLARE ALLE ORIGINI DEL MONDO MODERNO – versione

                        elettronica riveduta e ampliata del libro “America: rotta templare”, 2006

Battistini L. & Calzolari E. – LUNIGIANA TERRA DI TEMPLARI – Marna editrice, Lecco, 2006

De Mahieu J.    – I TEMPLARI IN AMERICA – Edizioni PIEMME, Casale Monferrato, 1998


Russo Lucio     - L’AMERICA DIMENTICATA – I rapporti tra le civiltà e un errore di

                             Tolomeo – Mondadori, Milano, 2013.

L'INTERPRETAZIONE DELLA LETTERA T.
( PAGINE ESTRATTE DAL LIBRO DI MARISA GRANDE : DAI SIMBOLI UNIVERSALI ALLA SCRITTURA, EDITRICE BESA, 2010.)

(GROTTA DEI CERVI DI PORTO BADISCO - LE-)

 Dipendendo la stabilita del cosmo, per gli abitanti della Terra, dalla

regolarita del ciclo solare e dell’ampiezza contenuta dei punti solstiziali,

direttamente connessi con l’inclinazione dell’asse terrestre, ne

deriva che l’apertura alare del dio uccello era fondamentale per monitorare

la stabilita dei cicli cosmici valutando la regolarita dell’apparente

ritorno del Sole sull’orizzonte dai punti occupati nei giorni temuti

dei solstizi verso il punto centrale degli equilibrati equinozi.

Nelle culture che all’inizio dell’Olocene avevano riconosciuto a

Orione il merito di aver conferito regolarita ai cicli solari, le sue “braccia”

di “Uomo Cosmico” in posizione statica e frontale, furono interpretate

come ali aperte di un uccello in volo, indicanti la massima

estensione del percorso apparente del Sole all’orizzonte.

Le “braccia” o le “ali” di Orione/dio-uccello avevano sostituito il

simbolo della “losanga solstiziale” della dea Madre, la figura geometrica

a forma di rombo descrivente sopra e sotto l’orizzonte il ciclo

del moto apparente del Sole, giornaliero e annuale. Nel millennio XI

a.C., alla fine del Pleistocene, tale “losanga solstiziale” aveva raggiunto

la massima estensione possibile, poiche l’asse della Terra si trovava

fortemente inclinato e gli abitanti del pianeta ne percepivano l’instabilita

attraverso condizioni caotiche atmosferiche e climatiche.(pag.269)

(ANATOLIA)

Nell’area della sommita del Karadere, sempre appartenente al sito

anatolico del monte sacro Latmo, in una grotta preceduta da uno

spiazzo quadrato e formata da una lastra litica che si appoggia obliqua

alla parete rocciosa, sono state dipinte sul soffitto figure atipiche

rispetto alla maggior parte delle rimanenti pitture rupestri del Monte

Latmo.

Il luogo appare essere stato eletto ad area sacrale per gli interventi

visibili sull’area antistante, per le sue caratteristiche naturali e per il

fascino derivato dalle combinazioni cromatiche della lastra rocciosa

obliqua, che è divisa in due da una grossa falda, inglobante una composizione

ferrosa di un vistoso colore giallo-arancio, che fa da cornice

alla teoria delle figure tracciate con un colore rosso-bruno.

Fig. 54 Anatolia (Turchia), Karadere: figure oranti con testa a forma di T. (da:

Anneliese Peschlow, Bindokat, Antiche immagini dell’Uomo)

Sono tredici figure adiacenti tra loro, statiche, in posizione orante,

tutte apparentemente maschili. Le loro teste stilizzate a rigida forma

di T rimandano, per la scopritrice, a un altro mondo, popolato da demoni

e spettri, oppure a sciamani, come quelli di forma simile, presenti

tra le pitture rupestri del Jebel Burnus, in Arabia Saudita settentrionale.

Ossia queste figure esprimono una mutata visione rispetto alle

altre scene riconosciute come rituali e legate alle celebrazioni nuziali

o a pratiche iniziatiche prevalentemente femminili. La composizione

è alquanto elementare e paratattica, la staticita delle figure suggerisce

l’analogia con il modello degli “antropomorfi oranti”, che apparira poi

molto diffuso tra le incisioni camune del V-IV millennio a.C., ispirate

all’ Uomo Cosmico di Badisco.

Sul piano linguistico, la funzione specifica del dio a forma di T e

connessa con la funzione del K, implicante la positivita agente, che in

origine fu della dea che l’aveva condivisa con Orione in tutte le altre

pitture del Monte Latmo, ma che ora, verso la sommita del Karadere,

appare essere attribuita di nuovo, esclusivamente, all’Antropomorfo

maschile. Un predominio che è indice di eventi nuovi, forse ambientali,

ma sicuramente sociali!(pag.272 e 273)

EGITTO

Orione fu interpretato come l’Uomo Universale, il solare “dio uccello”

HU in Badisco, la “divinita con testa alata” nel Latmo e con

“testa a forma di T” nel Karadere, con “ali contratte” in Arselantepe, e

in fase post-diluviana, il “Sole alato” della Mesopotamia, il “dio falco”

Horo dell’Egitto. Le sue ali aperte misuravano, ma nello stesso tempo

proteggevano, per contenerla nei limiti armonici, l’estensione massima

tra i dui solstizi. (pag.294)

Horo, il dio falco, coadiuvava le altre divinita solari rinnovate, ossia

il dio Sole (I)TEM, gia noto come (A)TUM, che aveva il compito

di presiedere al percorso di (I)TEN, gia dio (A)TON, per regolare

la meccanica astrale di RA, il “disco solare”, indicato da un “cerchio

con il puntino nel centro”, per rappresentare la continua rotazione,

in levata e in tramonto, dell’astro in quelle due porzioni di orizzonte,

in oriente e in occidente, dove ogni giorno durante l’anno solare esso

va a occupare un punto diverso tra tutti i punti compresi tra i due

solstizi.(pag.295)

Ciò sta a significare che il “padre”IT, praticando la rettitudine e la giustizia, riesce a sottomettere

la strisciante vipera cornuta e a riprendere il posto dell’originario mitico

serpente, che aveva il ruolo primario di fecondatore della Madre

Terra. Per questo vi e anche un secondo geroglifico che si legge anche

IT, ma che rappresenta “l’orzo”, ossia il prodotto della fecondazione

della Terra, necessario al nutrimento che il padre doveva assicurare ai

propri figli.(pag.290)

LINGUE ALTAICHE

La transitivita di G derivante dal concetto di un primitivo legame

di origine ultraterrena, implica una forma di accettazione della dipendenza

da un misterioso destino, che invece le “azioni coscienti” indicate

da K - T non contemplano, per la loro concreta positivita agente,

che deriva loro dall’azione di una divinita femminile K preposta al

passaggio a una divinita maschile T. (pag.311)

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