Tantrismo ed insufficienza pedagogica del Cattolicesimo:
Il caso delle Mura di Alatri

La città di Alatri, nella Ciociaria, è uno splendido esempio di archeoastronomia applicata alla costruzione di una città italica del IV secolo a.C.. L’orientamento delle mura e delle porte (nella foto quella secondaria dell’Acropoli) e soprattutto gli orientamenti dell’acropoli, destano meraviglia, così come desta meraviglia la struttura ciclopica delle stesse mura, ben lavorate per formare muraglie bene orientate, alte fino a quindici metri. Nel centro dell’acropoli esisteva l’omphalos, ossia l’ombelico del territorio circostante, racchiuso dalla catena dei Monti Lepini. Oggi questo punto è situato presso la cortina Nord della cattedrale. E’ possibile fare l’osservazione del sorgere del Sole al solstizio d’estate (spigolo Est delle mura) del tramonto del Sole al solstizio d’estate (Porta di San Benedetto) del sorgere del Sole al solstizio d’inverno (Porta di San Nicolò) e del tramonto del Sole al solstizio d’inverno (Porta Portadini) nonché fare le osservazioni del sorgere e del tramonto all’equinozio. Le mura orientali ed occidentali dell’acropoli sono orientate in meridiano. La grande porta esistente nelle mura orientali dell’acropoli, orientata verso l’Est equinoziale, desta meraviglia per la sua possenza.
La più piccola porta esistente nelle mura occidentali dell’acropoli desta stupore, ma non per il suo orientamento di 315°, bensì per la simbologia che è rappresentata nell’architrave. A sinistra, in alto, si nota una scritta fatta con caratteri arcaici, che appare levigata apposta, per non farla più leggere. A destra, in alto, un grande masso, giudicabile dall’esterno del peso di almeno due tonnellate, ha la forma sacra del pentagono. Nell’architrave sono ancora visibili tre bassorilievi, assai deteriorati, che a prima vista potrebbero sembrare dei segni ad occhiali. Poiché la porta è nota come Porta dei Falli, è stata fatta una ricerca ed è emerso che i tre simboli deteriorati erano fino a qualche decennio fa dei simboli fallici, molto ben leggibili.
Va detto che questa trilogia fallica era stata ritenuta di scandalo per le giovani allieve dell’istituto magistrale, le cui finestre erano prospicienti la porta delle mura, per cui un arciprete del luogo fece pressione sul sindaco per distruggere la suddetta simbologia, considerata oscena. E’ stato quindi compiuto un vero sacrilegio archeologico e di antropologia culturale in base al concetto di oscenità. Va chiarito in proposito che l’aggettivo osceno, spiegato nello Zingarelli con il significato che, “secondo il comune sentimento, offende il pudore”, in antico voleva soltanto indicare la tradizione della popolazione degli Osci (o Oschi, cioè gli Osco-Umbri) di fare sacrifici alle divinità per avere il bene della fecondità e della procreazione. In Latino l’aggettivo obscenus aveva il significato di infausto, fatale, di malaugurio, era cioè legato alle pratiche augurali, anche se non mancava il significato di indecente ed immondo. Plinio chiama infatti l’upupa obscena avis.
Prescindendo da queste ricerche semantiche, emerge però evidente che è mancata una pedagogia aperta, capace di introdurre le giovani allieve ad un sereno approccio ai problemi della sessualità, forza vitale, divino impulso co-creativo. Non si comprende come non si sia tentato di mettere alle finestre delle tende (se poi davvero questi tre bassorilievi fallici creavano scandalo) anziché cancellare una così chiara memoria storica. E’ con grande dispiacere che si prende atto di ciò, anche se si deve ricordare che in passato, nel Cattolicesimo, furono messe le brache alle pitture di Michelangelo e si è anche tentato di togliere dalla Bibbia il Cantico dei Cantici, perché ritenuto osceno.
E’ sperabile che le giovani allieve, poi divenute giovani maestre, abbiano saputo superare i condizionamenti ricevuti da una siffatta pedagogia restrittiva ed abbiano educato i propri allievi ad un più aperto approccio alla sessualità, sempre rispettosa dell’altro sesso ma anche conscia della progettualità del Creatore. Un richiamo al Tantrismo, o meglio alla religione tantrica, in cui si illustrano le pratiche per conseguire l’unione con l’Assoluto, ma anche l’eros come via di liberazione, avrebbe potuto essere un insegnamento di elevato contenuto culturale e nel contempo un tentativo di far comprendere la sensibilità degli antichi popoli, sempre tesi a ricercare la volontà della divinità in ogni aspetto dell’umano vivere (tanto lontana dall’attuale appropriazione individualista e consumistica della sessualità).
La più piccola porta esistente nelle mura occidentali dell’acropoli desta stupore, ma non per il suo orientamento di 315°, bensì per la simbologia che è rappresentata nell’architrave. A sinistra, in alto, si nota una scritta fatta con caratteri arcaici, che appare levigata apposta, per non farla più leggere. A destra, in alto, un grande masso, giudicabile dall’esterno del peso di almeno due tonnellate, ha la forma sacra del pentagono. Nell’architrave sono ancora visibili tre bassorilievi, assai deteriorati, che a prima vista potrebbero sembrare dei segni ad occhiali. Poiché la porta è nota come Porta dei Falli, è stata fatta una ricerca ed è emerso che i tre simboli deteriorati erano fino a qualche decennio fa dei simboli fallici, molto ben leggibili.
Va detto che questa trilogia fallica era stata ritenuta di scandalo per le giovani allieve dell’istituto magistrale, le cui finestre erano prospicienti la porta delle mura, per cui un arciprete del luogo fece pressione sul sindaco per distruggere la suddetta simbologia, considerata oscena. E’ stato quindi compiuto un vero sacrilegio archeologico e di antropologia culturale in base al concetto di oscenità. Va chiarito in proposito che l’aggettivo osceno, spiegato nello Zingarelli con il significato che, “secondo il comune sentimento, offende il pudore”, in antico voleva soltanto indicare la tradizione della popolazione degli Osci (o Oschi, cioè gli Osco-Umbri) di fare sacrifici alle divinità per avere il bene della fecondità e della procreazione. In Latino l’aggettivo obscenus aveva il significato di infausto, fatale, di malaugurio, era cioè legato alle pratiche augurali, anche se non mancava il significato di indecente ed immondo. Plinio chiama infatti l’upupa obscena avis.
Prescindendo da queste ricerche semantiche, emerge però evidente che è mancata una pedagogia aperta, capace di introdurre le giovani allieve ad un sereno approccio ai problemi della sessualità, forza vitale, divino impulso co-creativo. Non si comprende come non si sia tentato di mettere alle finestre delle tende (se poi davvero questi tre bassorilievi fallici creavano scandalo) anziché cancellare una così chiara memoria storica. E’ con grande dispiacere che si prende atto di ciò, anche se si deve ricordare che in passato, nel Cattolicesimo, furono messe le brache alle pitture di Michelangelo e si è anche tentato di togliere dalla Bibbia il Cantico dei Cantici, perché ritenuto osceno.
E’ sperabile che le giovani allieve, poi divenute giovani maestre, abbiano saputo superare i condizionamenti ricevuti da una siffatta pedagogia restrittiva ed abbiano educato i propri allievi ad un più aperto approccio alla sessualità, sempre rispettosa dell’altro sesso ma anche conscia della progettualità del Creatore. Un richiamo al Tantrismo, o meglio alla religione tantrica, in cui si illustrano le pratiche per conseguire l’unione con l’Assoluto, ma anche l’eros come via di liberazione, avrebbe potuto essere un insegnamento di elevato contenuto culturale e nel contempo un tentativo di far comprendere la sensibilità degli antichi popoli, sempre tesi a ricercare la volontà della divinità in ogni aspetto dell’umano vivere (tanto lontana dall’attuale appropriazione individualista e consumistica della sessualità).

Nella foto a lato: quello che resta dei tre bassorilievi fallici, due in senso orizzontale ed uno centrale in senso verticale.

Alatri (Frosinone): il masso pentagonale che sovrasta la porta secondaria dell'acropoli

Alatri (Frosinone): Porta dei Falli (1996)
Bibliografia essenziale
Albanese Marilia - IL TANTRISMO – XENIA Tascabili, Milano, 1996
Romano Giuliano - ARCHEOASTRONOMIA ITALIANA – Edizioni CLEUP, Padova, 1992
Albanese Marilia - IL TANTRISMO – XENIA Tascabili, Milano, 1996
Romano Giuliano - ARCHEOASTRONOMIA ITALIANA – Edizioni CLEUP, Padova, 1992