SHAMANISMO NELL'UOMO PREISTORICO
La Shamana di Passo di Corvo
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Trattasi di una statuetta in terra cotta, scoperta nel più grande villaggio agricolo del Neolitico Europeo (circa 300 persone).
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la ricognizione aerea svolta dagli Inglesi sul territorio attorno alla base navale di Taranto, per individuare depositi di carburante interrati, sembrava avesse dato esiti positivi, in quanto erano stati evidenziati cerchi rotondi nella zona di Passo di Corvo (Foggia). Da controlli eseguiti nel dopoguerra è invece emerso un villaggio preistorico, formato di più capanne rotonde, circondate da canalizzazioni per il drenaggio delle acque, in quanto il clima era allora molto piovoso. Si vedano le immagini delle basi di grandi capanne.
Il sito si trova in prossimità della strada Statale n° 89, ed è raggiungibile con un percorso laterale che si diparte da detta strada, undici chilometri prima di raggiungere Foggia (incrocio con la Strada Statale N° 544) e che porta al torrente Celone, attraversando la Masseria Donadone.
La statuetta è stata pubblicata da Marija Gimbutas alla figura 36 della pagina 23 del volume “Il Linguaggio della Dea” e viene datata 5 700 – 5 300 a.C.. Si veda il sito http://www3.shiny.it/caprione.
La shamana, con un berretto in testa di tipo frigio, appare in stato di trance, ha gli occhi socchiusi, ed una striscia di ocra rossa le scende da una narice. Trattasi del segno di epistassi, che è stato rilevato anche in una statuetta ritrovata nella Grotta del Cavillon (Grimaldi - Imperia)(Leroi-Gourhan – Le religioni della Preistoria – Rizzoli, 1970 ) nonché in pitture rupestri trovate in una grotta del Sud Africa (Salomon A. - Arte Rupestre in Sud Africa – Le Scienze n. 341 ).
La shamana porta una collana con ventidue grani (si noti l’importanza della simbologia numerica legata al numero 11 = 11 x 2). L’uso della collana, nello shamanismo, favoriva la concentrazione dei flussi di energia al disopra del chakra del cuore.
Al disotto dei seni si notano due rappresentazioni speculari della costellazione di Cassiopea, ed al disotto ancora, due rappresentazioni della farfalla.
Marija Gimbutas ha riconosciuto soltanto le farfalle, come simbolo di rigenerazione, ma non ha riconosciuto la cosmogonia legata alla costellazione-generatrice. I segni infatti sono stati interpretati come “segni a M”, una tematica diffusa, legata alla lettura derivante dai geroglifici egiziani, ove con tale segno vengono individuati l’acqua, il latte e lo sperma (semantica antropologica).
Marija Gimbutas, pur nella sua grandezza, non conosceva l’astronomia, e quindi non poteva fare il collegamento cosmogonico dell’animale psicopompo (la farfalla) con la costellazione-generatrice (in questo caso Cassiopea)(semantica cosmogonica).
Alcune seguaci di Marija Gimbutas considerano questa affermazione un affronto alla sua memoria, ma studiosi americani che la hanno conosciuta direttamente confermano ciò.
Il Tiné, che effettuò lo studio su Passo di Corvo (Tiné S. – Passo di Corvo e la civiltà neolitica del Tavoliere – Sagep editrice, Genova, 1983) non riconobbe la costellazione generatrice Cassiopea, ed individuò i segni come “bisce d’acqua”. Questa lettura potrebbe essere accettata soltanto per il segno che è riportato nella parte posteriore della statuetta (bisce d’acqua o simbolo di energia dell’acqua?)
Molti studiosi, soprattutto maschi, cercano di mettere in dubbio la validità delle pubblicazioni di Marija Gimbutas, e contestano tutto ciò che attiene ai suoi studi. Alcune archeologhe italiane che hanno lavorato con la grande studiosa, e che la venerano in quanto grande ricercatrice ed in quanto donna e femminista, hanno avuto difficoltà ad accettare la nuova lettura cosmogonica della statuetta di Passo di Corvo, preferendo attenersi alla lettura dei segni suddetti come “bisce d’acqua”, secondo quanto pubblicato dal Tiné.
Si noti come il Tiné non riconosca neppure il segno di epistassi nella traccia rilevata sotto la narice, in quanto egli interpreta detta traccia come residuo di una colorazione in ocra rossa di tutta la statuina.
Nel Museo Nazionale di Manfredonia (Daunia) è presente la stele indicata con il numero di inventario 0808 (immagine 5) che rappresenta un antropomorfo con inserito il bassorilievo della farfalla. Trattasi di un magnifico esempio di continuità antropologica, in quanto detta stele, ritrovata ad Arpi, è datata al VIII Secolo a.C.. Per una più dettagliata descrizione si veda l’articolo a titolo: “Identificazione della simbologia della farfalla su una Stele Daunia” del sito
http://www.artepreistorica.it/articoli/articolo.asp?idarticolo=71
Immagine 1-2-3 -
Passo di Corvo (Foggia) - Fondi di capanne. Si noti il canale di drenaggio delle acque, che risultavano così abbondanti nel sito, da doverlo poi abbandonare (V millennio a.C.). - (foto di E. Calzolari)
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la ricognizione aerea svolta dagli Inglesi sul territorio attorno alla base navale di Taranto, per individuare depositi di carburante interrati, sembrava avesse dato esiti positivi, in quanto erano stati evidenziati cerchi rotondi nella zona di Passo di Corvo (Foggia). Da controlli eseguiti nel dopoguerra è invece emerso un villaggio preistorico, formato di più capanne rotonde, circondate da canalizzazioni per il drenaggio delle acque, in quanto il clima era allora molto piovoso. Si vedano le immagini delle basi di grandi capanne.
Il sito si trova in prossimità della strada Statale n° 89, ed è raggiungibile con un percorso laterale che si diparte da detta strada, undici chilometri prima di raggiungere Foggia (incrocio con la Strada Statale N° 544) e che porta al torrente Celone, attraversando la Masseria Donadone.
La statuetta è stata pubblicata da Marija Gimbutas alla figura 36 della pagina 23 del volume “Il Linguaggio della Dea” e viene datata 5 700 – 5 300 a.C.. Si veda il sito http://www3.shiny.it/caprione.
La shamana, con un berretto in testa di tipo frigio, appare in stato di trance, ha gli occhi socchiusi, ed una striscia di ocra rossa le scende da una narice. Trattasi del segno di epistassi, che è stato rilevato anche in una statuetta ritrovata nella Grotta del Cavillon (Grimaldi - Imperia)(Leroi-Gourhan – Le religioni della Preistoria – Rizzoli, 1970 ) nonché in pitture rupestri trovate in una grotta del Sud Africa (Salomon A. - Arte Rupestre in Sud Africa – Le Scienze n. 341 ).
La shamana porta una collana con ventidue grani (si noti l’importanza della simbologia numerica legata al numero 11 = 11 x 2). L’uso della collana, nello shamanismo, favoriva la concentrazione dei flussi di energia al disopra del chakra del cuore.
Al disotto dei seni si notano due rappresentazioni speculari della costellazione di Cassiopea, ed al disotto ancora, due rappresentazioni della farfalla.
Marija Gimbutas ha riconosciuto soltanto le farfalle, come simbolo di rigenerazione, ma non ha riconosciuto la cosmogonia legata alla costellazione-generatrice. I segni infatti sono stati interpretati come “segni a M”, una tematica diffusa, legata alla lettura derivante dai geroglifici egiziani, ove con tale segno vengono individuati l’acqua, il latte e lo sperma (semantica antropologica).
Marija Gimbutas, pur nella sua grandezza, non conosceva l’astronomia, e quindi non poteva fare il collegamento cosmogonico dell’animale psicopompo (la farfalla) con la costellazione-generatrice (in questo caso Cassiopea)(semantica cosmogonica).
Alcune seguaci di Marija Gimbutas considerano questa affermazione un affronto alla sua memoria, ma studiosi americani che la hanno conosciuta direttamente confermano ciò.
Il Tiné, che effettuò lo studio su Passo di Corvo (Tiné S. – Passo di Corvo e la civiltà neolitica del Tavoliere – Sagep editrice, Genova, 1983) non riconobbe la costellazione generatrice Cassiopea, ed individuò i segni come “bisce d’acqua”. Questa lettura potrebbe essere accettata soltanto per il segno che è riportato nella parte posteriore della statuetta (bisce d’acqua o simbolo di energia dell’acqua?)
Molti studiosi, soprattutto maschi, cercano di mettere in dubbio la validità delle pubblicazioni di Marija Gimbutas, e contestano tutto ciò che attiene ai suoi studi. Alcune archeologhe italiane che hanno lavorato con la grande studiosa, e che la venerano in quanto grande ricercatrice ed in quanto donna e femminista, hanno avuto difficoltà ad accettare la nuova lettura cosmogonica della statuetta di Passo di Corvo, preferendo attenersi alla lettura dei segni suddetti come “bisce d’acqua”, secondo quanto pubblicato dal Tiné.
Si noti come il Tiné non riconosca neppure il segno di epistassi nella traccia rilevata sotto la narice, in quanto egli interpreta detta traccia come residuo di una colorazione in ocra rossa di tutta la statuina.
Nel Museo Nazionale di Manfredonia (Daunia) è presente la stele indicata con il numero di inventario 0808 (immagine 5) che rappresenta un antropomorfo con inserito il bassorilievo della farfalla. Trattasi di un magnifico esempio di continuità antropologica, in quanto detta stele, ritrovata ad Arpi, è datata al VIII Secolo a.C.. Per una più dettagliata descrizione si veda l’articolo a titolo: “Identificazione della simbologia della farfalla su una Stele Daunia” del sito
http://www.artepreistorica.it/articoli/articolo.asp?idarticolo=71
Immagine 1-2-3 -
Passo di Corvo (Foggia) - Fondi di capanne. Si noti il canale di drenaggio delle acque, che risultavano così abbondanti nel sito, da doverlo poi abbandonare (V millennio a.C.). - (foto di E. Calzolari)