Memorie alchemiche in Lunigiana: recupero di una figura alchemica dopo il restauro di un quadro della Madonna nella chiesa di San Francesco in Lerici (SP).
L’autore dell’opera, situata per secoli nell’altare maggiore, è il Capellino (1580 - 1651).
Risulta lo dipinse nel 1617.
La parte inferiore fu ritoccata nel secolo XIX da Tommaso Damele, ora si capisce perché.
Per eliminare una figura alchemica.
Cliccate infatti il quadro a sinistra per ingrandire l'immagine del quadro recentemente restaurato e confrontatelo poi con quello di destra, visibile in sequenza o cliccandolo:
sono stati tolti due spazi laterali (è diventato più piccolo), e
soprattutto, è emersa una parte che invita al cammino alchemico verso la
sapienza.
Si vede infatti una scala che conduce ad una porta di un edificio appena
abbozzato.
Il tema sembra quello del film "La Nona Porta" che deriva dal libro di
Arturo Perez-Reverte, si veda "Il Club Dumas".
Si spiega così come qualcuno, avendo capito ciò, abbia voluto ricoprire
questa immagine alchemica con una più semplice trattazione di paesaggio
marino. Evidentemente gli artisti della nostra zona (Liguria - Provenza - Catalogna)
nel 1500-1600 avevano cognizioni alchemiche o erano attratti dall'esoterismo.
Risulta lo dipinse nel 1617.
La parte inferiore fu ritoccata nel secolo XIX da Tommaso Damele, ora si capisce perché.
Per eliminare una figura alchemica.
Cliccate infatti il quadro a sinistra per ingrandire l'immagine del quadro recentemente restaurato e confrontatelo poi con quello di destra, visibile in sequenza o cliccandolo:
sono stati tolti due spazi laterali (è diventato più piccolo), e
soprattutto, è emersa una parte che invita al cammino alchemico verso la
sapienza.
Si vede infatti una scala che conduce ad una porta di un edificio appena
abbozzato.
Il tema sembra quello del film "La Nona Porta" che deriva dal libro di
Arturo Perez-Reverte, si veda "Il Club Dumas".
Si spiega così come qualcuno, avendo capito ciò, abbia voluto ricoprire
questa immagine alchemica con una più semplice trattazione di paesaggio
marino. Evidentemente gli artisti della nostra zona (Liguria - Provenza - Catalogna)
nel 1500-1600 avevano cognizioni alchemiche o erano attratti dall'esoterismo.
LA DAMNATIO MEMORIAE DEL QUADRO DI GIOVANNI DOMENICO CAPPELLINO NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO IN LERICI (LA SPEZIA)
Nell’altar maggiore della Chiesa di San Francesco in Lerici, costruita a partire dal 1632 ed aperta al culto nel 1636, si possono osservare quattro grandi quadri. Uno di questi risulta fatto dal pittore genovese Giovanni Domenico Cappellino nel 1617. Rappresenta la Madonna fra i Santi Francesco, Carlo Borromeo e Chiara. La parte inferiore del quadro fu ritoccata dal sacerdote Tommaso Damele nell’Ottocento. Da un recente moderno restauro della Soprintendenza è emersa la originale stesura del quadro, che mostra una marina, un obelisco o colonna, una scala, una porta che non ha dietro nessun edificio, il Sole che tramonta, in colore dell’infrarosso, una falce di Luna ed un cipresso. Il Damele cancellò tutta questa simbologia ed estese il soggetto del paesaggio marino a tutta la parte inferiore del quadro, lasciando il cipresso ed aggiungendo una palma ed altri piccoli alberi. Va tenuto presente che il Cappellino, in un quadro a titolo “Immacolata e Santi Giacomo e Francesco”, conservato nella Casaccia della Confraternita di San Giacomo della Marina, presso le Mura delle Grazie in Genova, mostra le analoghe simbologie del Sole rosso che tramonta in una sella, della falce di Luna, del cipresso e della torre. Questo quadro non fu oggetto di damnatio memoriae. Si può investigarne il perché. Il Sole la Luna appartenevano ad una tradizione dei Templari, che consideravano Gesù come il Sole e la Madonna come la Luna. Una simile iconografia si riscontra nello stemma della famiglia Bibolina di Lerici, riportato al n° 943 del manoscritto di G.A. Musso a titolo “La Università delle insegne ligustiche”, conservato presso la Biglioteca Berio di Genova. L’insegna della famiglia Bibolini, esistente ancora in Lerici, in Genova ed in Montecarlo, mostra infatti una croce templare decussata affiancata da due alberi. Anche se la rappresentazione del Sole che tramonta in una sella appartiene alla tradizione degli studiosi di archeoastronomia e paleoastronomia, ciò non destava sospetto, perché lo stesso San Tommaso di Aquino insegnava “astrologia” in Seminario. Evidentemente la potenza simbologica sta nella scala, nella porta e nell’obelisco, elementi questi che si trovano nell’Enneade, richiamati recentemente alla conoscenza del pubblico attraverso il film “La nona porta”, di Roman Polanski, ma noti nella tradizione egizia.
Il confronto fra i due stadi dell’opera permette di osservare che il sacerdote Damele effettuò i seguenti interventi:
Nell’altar maggiore della Chiesa di San Francesco in Lerici, costruita a partire dal 1632 ed aperta al culto nel 1636, si possono osservare quattro grandi quadri. Uno di questi risulta fatto dal pittore genovese Giovanni Domenico Cappellino nel 1617. Rappresenta la Madonna fra i Santi Francesco, Carlo Borromeo e Chiara. La parte inferiore del quadro fu ritoccata dal sacerdote Tommaso Damele nell’Ottocento. Da un recente moderno restauro della Soprintendenza è emersa la originale stesura del quadro, che mostra una marina, un obelisco o colonna, una scala, una porta che non ha dietro nessun edificio, il Sole che tramonta, in colore dell’infrarosso, una falce di Luna ed un cipresso. Il Damele cancellò tutta questa simbologia ed estese il soggetto del paesaggio marino a tutta la parte inferiore del quadro, lasciando il cipresso ed aggiungendo una palma ed altri piccoli alberi. Va tenuto presente che il Cappellino, in un quadro a titolo “Immacolata e Santi Giacomo e Francesco”, conservato nella Casaccia della Confraternita di San Giacomo della Marina, presso le Mura delle Grazie in Genova, mostra le analoghe simbologie del Sole rosso che tramonta in una sella, della falce di Luna, del cipresso e della torre. Questo quadro non fu oggetto di damnatio memoriae. Si può investigarne il perché. Il Sole la Luna appartenevano ad una tradizione dei Templari, che consideravano Gesù come il Sole e la Madonna come la Luna. Una simile iconografia si riscontra nello stemma della famiglia Bibolina di Lerici, riportato al n° 943 del manoscritto di G.A. Musso a titolo “La Università delle insegne ligustiche”, conservato presso la Biglioteca Berio di Genova. L’insegna della famiglia Bibolini, esistente ancora in Lerici, in Genova ed in Montecarlo, mostra infatti una croce templare decussata affiancata da due alberi. Anche se la rappresentazione del Sole che tramonta in una sella appartiene alla tradizione degli studiosi di archeoastronomia e paleoastronomia, ciò non destava sospetto, perché lo stesso San Tommaso di Aquino insegnava “astrologia” in Seminario. Evidentemente la potenza simbologica sta nella scala, nella porta e nell’obelisco, elementi questi che si trovano nell’Enneade, richiamati recentemente alla conoscenza del pubblico attraverso il film “La nona porta”, di Roman Polanski, ma noti nella tradizione egizia.
Il confronto fra i due stadi dell’opera permette di osservare che il sacerdote Damele effettuò i seguenti interventi:
- Introdusse nelle mani del Padre uno scettro;
- Allargò la veste del Padre per far occupare dal quadro tutto lo spazio disponibile nella cornice;
- Aumentò il numero degli angioletti sottostanti per allargare le dimensioni del quadro;
- Allargò la cotta e la mantella di San Carlo Borromeo per il sopradetto motivo;
- Pose dodici stelle attorno al capo della Vergine;
- Inserì accanto a San Carlo Borromeo, su alcuni libri, il bastone pastorale e la mitra;
- Inserì il tema del serpente che attenta al “Liber Sapientiae”;
- Cancellò il Sole che tramonta, all’infrarosso;
- Cancellò la falce di Luna;
- Cancellò la scala;
- Cancellò la porta;
- Cancellò la colonna con il capitello.